lunedì 27 giugno 2011
...e accecato, apre gli occhi...
Senza confronto sei rimasta,
non spogliata, ma vergognosamente nuda,
confronto solo con te stessa,
non solo bella, ma… bellezza,
non più luminosa, ma luce,
non più seducente, ma seduzione,
non più viva, ma tutta vita,
grido che assorda se stesso
ed è silenzio, che gli presta ascolto
sguardo, che un altro sguardo acceca
e accecato apre gli occhi,
fuoco, che s’infiamma per spegnersi,
pace destata dalle tempeste,
tempesta che cerca la pace,
amore,
bianco sul letto,
verde nell’erba,
azzurro nel cielo sopra di sé,
rosso al tramonto,
buio per l’intera notte,
amore,
solo a se stesso unico confronto,
non più come un albero, ma soltanto:
eretto dall’amore,
non come la morte, ma solo:
amore disteso come orizzonte,
tu-io, noi due.
(Ciril Zlobec)
domenica 26 giugno 2011
Io odoro di te...
Io odoro di te.
Mi perseguita il tuo odore, mi insegue e mi possiede.
Questo odore non è un profumo sovrapposto su di te,
non è l’aroma che porti come un ornamento in più:
è il tuo odore essenziale, il tuo alone unico.
E quando, assente, il mio vuoto ti convoca,
una raffica di quell’alito mi arriva
dal punto più dolce della notte.
Io odoro di te
e il tuo odore mi impregna
dopo che siamo stati insieme a letto,
e quell’aroma sottile mi alimenta,
e quell’alito essenziale mi sostituisce.
Io odoro di te.
(Dario Jaramillo Agudelo)
mercoledì 22 giugno 2011
"...ma ovunque io sia, tu sei vicino a me."
Ovunque Tu sia,
ovunque Tu,
immeritatamente,
mi guardi,
ovunque Tu stabilisca
io abbia una casa,
fosse pure una grigia prigione,
io so che da qualsiasi pietra
Tu puoi far scaturire un fiore
nel perimetro della mia mente.
(Alda Merini)
martedì 21 giugno 2011
Ovunque....
Ovunque tu sia mi sei accanto.
Stringo la tua cintura alla mia vita.
Mia profonda fierezza.
Ovunque io sia, tu sei vicino a me.
Sei la cintura di sicurezza della mia vita; ti stringo, ti allaccio,
sei tu che mi proteggi dagli sbandamenti dell’anima e del mondo,
dalle violenze improvvise degli estranei e dalle assurdità
senza nome.
Che sollievo tornare al tuo abbraccio.
(Ghiannis Ritsos)
domenica 19 giugno 2011
mercoledì 15 giugno 2011
L'attesa...
Non vi è nulla di più bello, dell'attesa di Te...
Quella meravigliosa, confortante certezza della tua presenza.
Un'immagine che a poco a poco si avvicina, superando la danza delle ore che ci separano da Noi.
L'attesa di Te, quel tenero, impaziente struggimento...
Domani, Tu con me.
Oggi, il mio "Sabato del villaggio".
Till tomorrow, my sweete love!
A.
Sì, così aspetto l'attesa di te
non come aspettano gli altri,
solo per te.
Il tempo dell'attesa mi esiste
come intenso raggio di luce
nello spazio di cielo
assente di foschia...
(A. Biancolillo)
lunedì 13 giugno 2011
........
Qualche volta penso che la vergogna, la pura e semplice vergogna goffa e assurda,
non sia da meno dei nostri vizi nell'impedire le buone azioni
e una felicità schietta.
(Clive Staples Lewis)
sabato 11 giugno 2011
22 Gennaio 2010...
-Ciao!! :-)
Le ho appoggiato una mano sulla spalla, e lei mi è precipitata contro: ci siamo stretti e stretti con la forza d’uno spasmo totale fatto di bisogno e riconoscenza e sollievo allo stato puro. Era un abbraccio in cui perdere tutti gli ordini e le suddivisioni che avevamo e non ritrovarli più; un’elasticità infinita che partiva dalle nostre parti più interne e ci attraversava strato a strato fino ad affiorare alla superficie dei muscoli e alla pelle e tornare indietro con un brivido che si rompeva a spasmi più brevi come le scosse intermittenti di un pianto molto lontano. Era un abbraccio che non assomigliava a nessun altro abbraccio della mia vita, anche se avessi potuto sforzarmi di ricordare: come uno sbadiglio di tutta l’aria respirabile del mondo, un terremoto- maremoto che ci toglieva l’appoggio da sotto e ci sommergeva e ci portava molto in alto e molto in basso e ci lasciava dove eravamo.
(Andrea De Carlo)
Steps of life...
Bene, figliolo te lo diro’, la mia vita
non è stata una scala
di cristallo.
Ma per tutto il tempo
seguitai a salire, e
qualche volta camminai nel buio
dove non era
spiraglio di luce.
Così ragazzo non tornare
indietro, non cadere
ora, perchè io vado
avanti amor mio,
continuo a salire e
la vita per me non
è stata una scala di cristallo
(Langston Hughes)
A volte non è facile ma mai fermarsi.
A volte ci sediamo per prendere un attimo il respiro e non si sa quella sosta quanto potrà durare, prima del prossimo gradino.
Ma mai fermarsi.
Io, il tempo che intercorre tra le pause e le riprese, lo chiamo Vita.
Inside
mercoledì 8 giugno 2011
La notte...
Non posso riposare, Amore del Cuore
Io sto pensando a Te, tutti i momenti
Non essere triste, gioiello d'oro
Nè in dispiacere o in pensiero
Ti assicuro che io desidero solo Te
Perchè t'amo forte e t'amo...t'amo e t'amo...
Non potho reposare...amato bene
Il mondo di una rosa...
È cosi breve il nostro cammino
Nel sogno dell’amore!
Il mondo di una rosa!
Ma noi lo rendiamo
Immenso con soste
Di lunghi baci
Sulle foglie aperte.
(Juan Ramon Jimenez)
Ti amo fiore mio
lunedì 6 giugno 2011
Esta mulher....
Questa donna che si getta, fredda
e lubrica nelle mie braccia, e al suo seno
mi avvince e mi bacia e borbotta
versi, promesse d’amore e improperi.
Questa donna, fiore di malinconia
che ride dei miei pallidi timori
l’unica fra tutte a cui ho fatto
le carezze che non avrei mai fatto a un’altra.
Questa donna che ad ogni amore proclama
la miseria e la grandezza di chi ama
e in sé conserva i segni dei miei denti.
Questa donna è un mondo! – una cagna
forse… – ma nella cornice di un letto
nessuna donna è mai stata così bella!
( Vinicius De Moraes )
..ma che è infinito...
Prima di tutto, al mio amore sarò attento
e con tanto zelo, e sempre, e tanto
che pur di fronte al maggiore incanto
di esso sia più ebbro il mio pensiero.
Voglio viverlo in ogni vano momento
e in sua lode spargerò il mio canto
e riderò il mio riso e verserò il mio pianto
al suo dolore o alla sua allegria.
E così, quando più tardi mi cercherà
forse la morte, angoscia di chi vive
forse la solitudine, fine di chi ama
io possa dire dell’amore (che ho avuto):
che non è immortale, dato che è fiamma
ma che è infinito, fino a quando dura.
(Vinicius De Moraes)
sabato 4 giugno 2011
Amor, angel de todo gesto...
"Sin límites la noche, pura, despierta, sola,
solícita al amor, ángel de todo gesto..."
solícita al amor, ángel de todo gesto..."
Idea Vilariño, uruguayana di Montevideo nata nel 1920 e scomparsa nel 2009, poetessa, saggista, traduttrice, apparteneva alla “Generazione del ‘45”, come Mario Benedetti e come Juan Carlos Onetti, del quale si innamorò derivandone gran parte della sua poesia: “Mi sono innamorata dell’ultima persona di cui avrei dovuto… eravamo fatti di una materia impossibile da legare. Non ha mai capito l’abc della mia vita, non mi ha mai capito come essere umano, come persona…. Ancora mi chiedo perché ho sopportato tanto, perché sono tornata sempre. (…) Una notte mi chiamò, disperato, chiedendomi che andassi da lui. Io ero con qualcuno che mi amava e lo lasciai per andare a passare una notte con lui. E ricordo che l’unica cosa che abbiamo fatto è stato quella di metterci schiena contro schiena, a leggere un libro, lui il suo, io un altro. Il mattino dopo lo presi dalla testa e gli dissi: sei un asino, Onetti, sei un cane, una bestia. E me ne sono andata. Moriremo senza imparare a parlarci?”. Nove notti d’amore, come disse la stessa Vilariño, e una vita di passione e solitudine.
hai detto
mai
sono stato felice come questa notte.
Mai. E me lo hai detto
nello stesso momento
in cui ho deciso di non dirti
sai
forse mi sbaglio
ma credo
ma questa mi pare
la notte più bella della mia vita.
Amore
dall’ombra
dal dolore
amore
ti sto chiamando
dal pozzo asfissiante del ricordo
senza che nulla giovi
né ti attenda.
Ti sto chiamando
amore
come il destino
come il sonno
come la pace
ti sto chiamando
con la voce
con il corpo
con la vita
con tutto ciò che ho
e che non ho
con disperazione
con sete
con pianto
come se tu fossi aria
e io affogassi
come se tu fossi luce
e io morissi.
Da una cieca notte
da oblio
da ore chiuse
in solitudine
senza lacrime né amore
ti sto chiamando
come la morte
amore
come la morte.
"...perchè non sei sola, perchè io ti amo"
Non ti arrendere, ancora sei in tempo
Per arrivare e cominciar di nuovo,
Accettare le tue ombre
Seppellire le tue paure
Liberare il buonsenso,
Riprendere il volo.
Non ti arrendere perché la vita e così
Continuare il viaggio
Perseguire i tuoi sogni
Sciogliere il tempo
Togliere le macerie
E scoperchiare il cielo.
Non ti arrendere, per favore non cedere
Anche se il freddo brucia
Anche se la paura morde
Anche se il sole si nasconda
E tacccia il vento
Ancora c’è fuoco nella tua anima
Ancora c’è vita nei tuoi sogni.
Perché la vita è tua e tuo anche il desiderio
Perché lo hai voluto e perché ti amo
Perché esiste il vino e l’amore, è certo.
Perché non vi sono ferite che non curi il tempo.
Aprire le porte
Togliere i catenacci
Abbandonare le muraglie che ti protessero
Vivere la vita e accettare la sfida
Recuperare il sorriso
Provare un canto
Abbassare la guardia e stendere le mani
Aprire le ali
E tentare di nuovo
Celebrare la vita e riprendere i cieli.
Non ti arrendere, per favore non cedere
Anche se il freddo brucia
Anche se la paura morde
Anche se il sole tramonti e taccia il vento,
ancora c’è fuoco nella tua anima,
ancora c’è vita nei tuoi sogni,
perché ogni giorno è un nuovo inizio
perché questa è l’ora e il miglior momento
perché non sei sola, perché io ti amo
(Mario Benedetti)
venerdì 3 giugno 2011
....la melodia del violinista pazzo.
Non fluì dalla strada del nord
né dalla via del sud
la sua musica selvaggia per la prima volta
nel villaggio quel giorno.
Egli apparve all’improvviso nel sentiero,
tutti uscirono ad ascoltarlo,
all’improvviso se ne andò, e invano
sperarono di rivederlo.
La sua strana musica infuse
in ogni cuore un desiderio di libertà.
Non era una melodia,
e neppure una non melodia.
In un luogo molto lontano,
in un luogo assai remoto,
costretti a vivere, essi
sentirono una risposta a questo suono.
Risposta a quel desiderio
che ognuno ha nel proprio seno,
il senso perduto che appartiene
alla ricerca dimenticata.
La sposa felice capì
d’essere malmaritata,
L’appassionato e contento amante
si stancò di amare ancora,
la fanciulla e il ragazzo furono felici
d’aver solo sognato,
i cuori solitari che erano tristi
si sentirono meno soli in qualche luogo.
In ogni anima sbocciava il fiore
che al tatto lascia polvere senza terra,
la prima ora dell’anima gemella,
quella parte che ci completa,
l’ombra che viene a benedire
dalle inespresse profondità lambite
la luminosa inquietudine
migliore del riposo.
Così come venne andò via.
Lo sentirono come un mezzo-essere.
Poi, dolcemente, si confuse
con il silenzio e il ricordo.
Il sonno lasciò di nuovo il loro riso,
morì la loro estatica speranza,
e poco dopo dimenticarono
che era passato.
Tuttavia, quando la tristezza di vivere,
poiché la vita non è voluta,
ritorna nell’ora dei sogni,
col senso della sua freddezza,
improvvisamente ciascuno ricorda -
risplendente come la luna nuova
dove il sogno-vita diventa cenere -
la melodia del violinista pazzo.
( Fernando Pessoa )
la sua musica selvaggia per la prima volta
nel villaggio quel giorno.
Egli apparve all’improvviso nel sentiero,
tutti uscirono ad ascoltarlo,
all’improvviso se ne andò, e invano
sperarono di rivederlo.
La sua strana musica infuse
in ogni cuore un desiderio di libertà.
Non era una melodia,
e neppure una non melodia.
In un luogo molto lontano,
in un luogo assai remoto,
costretti a vivere, essi
sentirono una risposta a questo suono.
Risposta a quel desiderio
che ognuno ha nel proprio seno,
il senso perduto che appartiene
alla ricerca dimenticata.
La sposa felice capì
d’essere malmaritata,
L’appassionato e contento amante
si stancò di amare ancora,
la fanciulla e il ragazzo furono felici
d’aver solo sognato,
i cuori solitari che erano tristi
si sentirono meno soli in qualche luogo.
In ogni anima sbocciava il fiore
che al tatto lascia polvere senza terra,
la prima ora dell’anima gemella,
quella parte che ci completa,
l’ombra che viene a benedire
dalle inespresse profondità lambite
la luminosa inquietudine
migliore del riposo.
Così come venne andò via.
Lo sentirono come un mezzo-essere.
Poi, dolcemente, si confuse
con il silenzio e il ricordo.
Il sonno lasciò di nuovo il loro riso,
morì la loro estatica speranza,
e poco dopo dimenticarono
che era passato.
Tuttavia, quando la tristezza di vivere,
poiché la vita non è voluta,
ritorna nell’ora dei sogni,
col senso della sua freddezza,
improvvisamente ciascuno ricorda -
risplendente come la luna nuova
dove il sogno-vita diventa cenere -
la melodia del violinista pazzo.
( Fernando Pessoa )
giovedì 2 giugno 2011
Into the rose garden...
Ciò che poteva essere e ciò che è stato,
tendono a un solo fine, che è sempre presente.
Passi echeggiano nella memoria,
lungo il corridoio che non prendemmo,
verso la porta che non aprimmo mai.
Sul giardino delle rose.
Most of the evil in this world is done by people with good intentions
(Thomas Stearns Eliot)
Iscriviti a:
Commenti (Atom)












